Ci ha affascinato per la sua storia, per la sua bellezza imperfetta, perchè è stata collocata in uno dei più bei musei: il Louvre.
La storia della Nike di Samotracia
Scolpita a Rodi in epoca ellenistica, la Nike di Samotracia fu realizzata per celebrare la vittoria della piccola flotta navale di Rodi contro l’esercito del re siriano Antioco III.
In greco, infatti, il vocabolo “nike” vuol dire vittoria (è proprio da questa parola che deriva il nome del noto marchio di scarpe).
L’autore dell’opera è sconosciuto, ma con tutta probabilità si tratta dello scultore ellenistico Pitocrito, come viene suggerito dal nome rinvenuto sul basamento della statua.
Dopo esser rimasta nel santuario dei Grandi Dei di Samotracia per tanti secoli, la Nike scomparve misteriosamente.
Fu rinvenuta il 15 aprile del 1863 in stato frammentario dall’archeologo francese Charles Champoiseau e acquistata successivamente dai francesi e collocata all'entrata del Louvre.
Che cosa ci ha insegnato?
La sua figura maestosa, ma anche molto vera, bellissima in tutti i suoi difetti, ci ha insegnato il valore dell’imperfezione, dove il limite (in questo caso, la mutilazione causata dal passare degli anni) non ne ha diminuito la sua bellezza, bensì l'ha esaltata. Un insegnamento prezioso in questo periodo in cui la bellezza è diventata un modello irraggiungibile di perfezione, e dove spesso tutte le imperfezioni vengono cancellate dai device tecnologici.
maestra Mariagrazia
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